«Che alcuno non se parta della terra d’Arquata e suo contado con animo de non ritornare a detta terra»

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La Chiesa di Sant’Agata

Delle frazioni di Arquata, Spelonga è quella con la popolazione più numerosa e che, più delle altre, ha mantenuto il senso di appartenenza al territorio: basti pensare alla grande festa (la Festa Bella) che, ogni tre anni, si ripete nella piazza del paese, con grande partecipazione popolare.

Il borgo presenta un ricco ed interessante patrimonio edilizio, con case dei sec. XV e XVI arricchite da particolari architettonici (architravi istoriati e bassorilievi) ed epigrafici, a testimonianza di un passato in cui l’allevamento ovino permetteva una vita agiata a numerose famiglie.santagata.jpg

Nella parte alta di Spelonga si trova la chiesa dedicata a Sant’Agata, vergine e martire. La chiesa si presenta come una grande aula allungata, con il tetto a due spioventi, sorretto da capriate lignee a vista, risalenti al XV secolo. Gran parte degli arredi sacri e degli affreschi provengono dalla chiesa di Santa Maria in Collepiccioni, demolita nel 1933. l’altare maggiore, in noce intagliato, è del 1631 ed ha al centro una terracotta policroma di Sebastiano Aquilano del sec. XVI. La statua è un pregevole esempio di arte sacra abruzzese.

I due dipinti ai lati sono del sec. XVII. Un altro monumentale altare ligneo è sulla parete di destra, vicino all’entrata laterale. Gli affreschi quattrocenteschi sono di Panfilo da Spoleto e rappresentano, sulla parete di destra, la Madonna di Loreto (1483); a sinistra, San Bernardino (1482), Sant’Agata e San Lorenzo con gli strumenti del loro martirio, secondo la classica iconografia ispirata dalle rispettive Passiones, e tre sante.

Gli altri affreschi sono del ‘500 e sono riconducibili al grande Nicola Filotesio, meglio conosciuto come Cola dell’Amatrice.

Il “pezzo forte” che più degli altri caratterizza la chiesa parrocchiale di Spelonga, almeno per quanto concerne la tradizione del luogo, non è però un’opera d’arte, ma è un trofeo di guerra: sul lato sinistro dell’altare principale, ben inserita in una gigantesca cornice, campeggia una bandiera da combattimento appartenuta ad una nave turca che partecipò, nel 1571, alla battaglia di Lepanto.

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